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Le isole di Capo Verde sono diventate, negli ultimi anni, una meta turistica ambita: il sole, il mare azzurro, le lunghe spiagge quasi deserte richiamano ogni anno migliaia e migliaia di turisti. Questo angolo di paradiso ha anche lati oscuri: uno di questi è il destino dei randagi. C’è chi non ha voluto chiudere gli occhi davanti a questa realtà e ha creato l’associazione “Si ma Bô” (“come te”) per migliorare la sorte di questi animali.

BEATRICE JANN

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 2014-10-13 CDT_corrieredelticino

Impossibile passare dieci minuti a Mindelo senza incontrare i suoi cani di strada. La notte li si sente abbaiare quasi in continuazione e li si vede correre nelle strade. Alcuni anni fa molti erano ammalati, alcuni con evidenti segni di rogna o zoppi dopo un incidente stradale. Ora non se ne vedono più di così malconci, ma dietro a questo fatto sta il lavoro instancabile di un gruppetto di persone, capitanate da Silvia Punzo, fondatrice e direttrice di Si ma Bô. La troviamo in un ufficio ingombro di carte e cartoni, di scaffali pieni di classificatori e armadi con materiale veterinario, immersa nel lavoro amministrativo, insieme a una segretaria e un autista-tuttofare capoverdiani. Sotto il tavolo riposano due cani, mentre da diversi angoli ci osservano con fare indifferente quattro gatti.  

“Nel 2000 sono venuta a Mindelo per lavorare in ambito turistico. Amo gli animali e così mi si spezzava il cuore vedendo la sorte degli animali di strada. Ne ho adottati un paio io e mi sono resa conto che non c’era un veterinario in tutta Capo Verde che potesse sterilizzare  una cagna o una gatta! Ho così fatto venire un mio conoscente e solo nel 2012 siamo riusciti a trovare un veterinario locale che ha accettato di formarsi con noi come chirurgo per fare essenzialmente sterilizzazioni. Nel 2008 abbiamo fondato l’associazione “Si ma Bô”, con una struttura parallela simile in Italia e nel 2011 siamo riusciti ad avere l’appoggio dell’Unione europea per un progetto quadriennale di sterilizzazione, che funga da progetto-pilota per tutta Capo Verde. L’UE ci paga tre quarti della somma necessaria, il resto dobbiamo trovarlo grazie alle donazioni, visto che dal governo locale non riceviamo sovvenzioni.”
Arrivano due giovani ragazzi capoverdiani:  “Sono Ivan e Elvin, i nostri “passeggiatori”, cioè coloro che portano a spasso i nostri cani” ci spiega Silvia. “Nel canile abbiamo circa 80 cani, dei quali però alcuni sono malati o si stanno riprendendo da interventi chirurgici. Grazie ai ragazzi, che si prendono ogni volta 3-4 cani ciascuno, ogni animale può avere la sua ora di passeggiata. In tutto l’associazione dà lavoro a 10 dipendenti capoverdiani”.

Ci spostiamo al rifugio poco distante, situato in un deposito messo a disposizione temporaneamente dai proprietari: “Stiamo cercando un terreno adatto per costruire una struttura nostra, ma non è facile”. All’interno tutto è rudimentale: “Ci manca di tutto: fili di sutura, medicinali, pure le gabbie di contenimento le costruiamo noi con listelli di legno” esclama la direttrice  “In 6 anni abbiamo sterilizzato circa 7000 cani, ma dovremmo arrivare a 10.000 entro febbraio 2016 per rientrare nell’obiettivo del progetto sovvenzionato. Si tratta sia di cani di famiglia, sia cani randagi che vengono catturati e poi rilasciati. Gli animali vengono pure muniti di microchip a spese nostre. Non essendoci un accordo ufficiale con le autorità locali – sebbene a livello nazionale ci abbiano riconosciuto lo statuto di struttura di utilità pubblica – siamo dovuti ricorrere al contatto diretto con il veterinario del canile pubblico, per evitare che sopprimessero anche gli animali che avevamo già castrato e microchippato. Non essendo però forniti di lettore per microchip, glielo abbiamo fornito noi. Dobbiamo ammettere che a livello personale il contatto funziona. Pure la polizia e l’esercito ci sostengono durante le nostre campagne nei dintorni di Mindelo”. Ed è proprio il comandante della squadra di polizia di Mindelo, Nelson de Pina, che ce lo conferma: “Si ma Bô ha creato una struttura della quale si sentiva da molto tempo la necessità qui a Mindelo. Ora attendiamo che finalmente ci sia una legge sulla protezione degli animali per poter intervenire efficacemente in casi di maltrattamento. Intanto però la gente ha qualcuno a cui rivolgersi se ha un cane malato, o ha trovato un animale ferito. Devo ammettere che per il momento non vedo una diminuzione del numero di animali randagi. Piuttosto ho notato che sono in uno stato migliore di salute, che è pure un bene per coloro che vivono a contatto con questi animali. Inoltre il comportamento della gente nei confronti di cani e gatti sta lentamente cambiando, grazie al lavoro di prevenzione, informazione e consulenza di Si ma Bô”.

“Nonostante i contraccolpi che un impegno come questo porta con sé, lo strazio di vedere ancora animali abbandonati o maltrattati, amo Mindelo e consiglio a chiunque di venire a visitarla.” conclude Silvia Punzo “E per chi volesse sostenere il lavoro della nostra associazione, trova tutte le indicazione necessarie sulle nostre pagine internet e Facebook .”

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